Agostino di Duccio “intagliatore” e altri artisti alla SS. Annunziata nel 1470

Sullo scultore Agostino di Duccio (1418 - † dopo 1481) e una sua opera in terracotta invetriata (scomparsa) nella cappella di San Donnino dei Falconieri della SS. Annunziata, oggi del SS. Sacramento e di Santa Giuliana, scrisse il p. Eugenio M. Casalini (Culto e Arte alla SS. Annunziata nel ‘400, 1978, pp. 45, 46):

“Il terremoto del 1451 [...] poteva aver apportato guasti ancora piu gravi se l’ornamento presente nel tabernacolo della cappella Falconieri era un gruppo di terracotta. E forse la riparazione non doveva aver cancellato del tutto i segni del danno subito, se i Falconieri nel 1470 spendono i 100 fiorini d’oro di cui parla il «lodo» per sostituire al vecchio «ornamentum» un bassorilievo in terracotta, modellato da Agostino di Duccio e raffigurante la «Risurrezione».
Certo è che da questa data la cappella di San Donnino prende il nome dal nuovo bassorilievo, e così la troviamo intitolata anche nel 1539, quando una certa monna Maria lascia una offerta perché si tenga accesa una lampana all’altare della Resurrezione, cioè sotto l’altare che v’è un Cristo morto”.

Il p. Casalini cita nelle note anche le fonti usate: gli Spogli del padre Filippo Tozzi e due registri di Entrata e Uscita di Sagrestia dell’archivio del convento.
Non aveva ancora visto, il dotto e benemerito studioso, gli interessanti ricordi su Agostino di Duccio in un registro del camarlingo conservato nel fondo della SS. Annunziata all’Archivio di Stato di Firenze.
Per questo, dopo averli trovati, letti e trascritti, li riporto in sua memoria e come contributo allo studio delle opere dello scultore, aggiungendo anche delle occasionali informazioni su altri artigiani e lavori nel 1470.

[giugno 1470] “A maestro Agostino intagliatore a dì decto ff. otto larghi sono per parte di magior somma debba a avere per lavorio fa nella capella de’ Falconieri al presente portò el decto al q. c. 12 avuto insino a questo ff. l. 66 per parte di ff. 100 di sugello al libro s. b c. 23 l. XXXXIIII” [secondo il lodo di Sant’Antonino del 1456 i padri dovevano pagare a Paolo Falconieri o a Antonio se lui morto, cento fiorini da spendersi per l’adornamento della cappella].
“A Francesco di Domenicho a dì decto ff. otto larghi sono per parte del pagamento del fregio à fatto all’altare magiore, portò e decto al q. c. 12 avuto insino al presente ff. larghi 42 al libro s. b c. 243 l. XXXXIIII”.
[luglio 1570] “A maestro Agostino a dì decto ff. cinque larghi sono per parte di ff. 100 di sugiello avere per fare el lavorio ante decto alla capella de’ Falconieri portò e’ decto al q. c. 31 al libro s. b c. 239 l. XXVII s. X”.
[settembre 1470] “A maestro Agostino intagliatore a dì decto ff. sei larghi sono per parte di ff. 100 di sugiello debba avere da noi per Pagolo Falconieri per uno lavorio s’intaglia nella capella di San Donnino portò Giovanni d’Antonio dipintore al q. c. 14 al libro s. b c. 239 l. XXXIII”.
[ottobre 1470] “A maestro Agostino intagliatore a dì decto 29 ff. due d’oro sono per resto di ff. 100 di sugello doveva avere da noi per fare al lavorio della Resurrectione nella capella di San Donnino portò per lui Giovanni d’Antonio dipintore al q. c. 15 al libro s. b c. 239 l. X s. XV d. III”.

Come si può vedere da queste e altre note, i lavori a chiesa e convento nel 1470 erano molti e vari. Vi si trovano descritte anche le opere del muratore Nanni di Nencio di Lapo:
[ottobre 1470] “ Nanni di Nencio di Lapo a dì 6 lire 18 sono per opere trentasei di manovale messo a sgonbrare dove erano e necessari [latrine] e in altri luoghi di casa da dì 31 d’agosto per insino a questo dì 6 d’ottobre portò el decto al q. a c. 14 e quali d. non si mettono a conto di Nanni (illegg.) c. 269 L. XVIII”.
… “a dì detto ff. dieci larghi sono per parte di magior somma debba avere per più opere à messo a murare in casa in più luoghi al q. c. 14 al libro s. b c. 237 l. LIII s. X”.
[ottobre 1470] “A Nanni di Nencio di Lapo a dì decto 31 lire sedici sono per opere 16 di m.o messe a murare alla cuscina dell’anfermeria a s. 10 l’opera. E lire sette sono per opere sette di m.o messe al cimiterio della Nuntiata a ffare el tecto, el pilastro e muriccioli. E l. undici sono per opere 22 di manovali a s. 10 l’opera messe in decti luoghi portò decti d. Nanni al q. c. 15 al libro s. b c. 237 l. XXXIII”.
… “a dì detto ff. due larghi sono per parte di magior somma debba avere della ragione vechia cioè per più opere à messo a murare in casa in più luoghi ante decti di sopra in somma portò lui detto al q. c. 15 al libro s. b c. 237 l. X s. XVIII”.
[dicembre 1470] “A Nanni di Nencio di Lapo a dì decto ff. dieci larghi sono per parte di magior somma debba avere per più opere à messo a murare in casa in più luoghi cioè e nuovi necessari e per di sopra e in cuscina nostra e nella cuscina della infermeria e nella nuova sagrestia dove si lava le mani e in molti altri luoghi di casa portò e decto al q. c. 16 al libro s. b c. 237 l. LIIII s. X”.
“A Bernardo di Simone da Fiesole scalpellatore a dì decto ff. cinque larghi sono per parte di magior somma debba avere per più conci di pietra à dato alla casa in più luoghi per le nuove muraglie e per lastricho fatto di nuovo nella corte dal pozo portò Bernardo decto al q. c. 16 al libro s. b c. 242 l. XXVII s. V”.
[gennaio 1471 s.c.] “A Sancti di Biagio renaiolo a dì 12 decto ff. uno d’oro sono per parte di magior somma debba avere per più some di rena à rechato pe’ lavorii del capitolo vecchio e in altri luoghi al libro s. b c. 242 l. V s. VIIII”.

Gli artisti del tempo dovettero la loro fortuna al periodo prospero di Firenze e alle cospicue donazioni private che avevano permesso, tra gli altri, i lavori alla cappella della SS. Annunziata e la costruzione della tribuna iniziata nel 1444 da Michelozzo di Bartolomeo.
Non solo grandi signori ... nel 1470 anche degli sconosciuti fiorentini con la loro devozione contribuirono alle entrate di cassa della cappella della Madonna, come si legge in nota del procuratore frate Antonio d’Antonio che segnò un notevole importo mensile:
[aprile 1470] “Alla capella della Nuntiata a dì detto per mille ciento novanta nove soldi tredici e quali d. sono di candele vendute voti e offerte fatte a decto altare in decto mese cavamo col sagrestano frate Philippo di Pagolo, come apare al q. della Nuntiata s. c. 5 di mia mano partitamente l. MCLXXXXVIIII s. XIII”.

Paola Ircani Menichini, I marzo 2024. Tutti i diritti riservati.




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